A Napoli nel 1968, la giovane Parthenope trascorre l’estate con il fratello Raimondo e l’amico Sandrino. Questo è l’inizio del nuovo film di Paolo Sorrentino, Parthenope, che ci riporta alla Napoli di un tempo piena di misteri. La storia, inizialmente decadente, si evolve intorno alla vivace protagonista che affronta la vita in modo selvaggio e travolgente.
Il contrasto tra la narrazione e l’estetica del film diventa evidente man mano che la storia si sviluppa. Mentre la trama diventa più complessa, la maestria stilistica del regista risalta, offrendo uno sguardo profondo sulla protagonista. Parthenope incarna un mix di realtà e fantasia, esplorando tematiche complesse e socioculturali con un tocco simbolico.
Il film si snoda attraverso diversi momenti della vita di Parthenope, dalla perdita del fratello al suo percorso accademico, fino al ritorno a Napoli dopo la pensione. Nonostante la bellezza visiva e le performance convincenti, il film lascia qualche dubbio sulla gestione degli eccessi e delle ombre presenti nella trama.
Celeste Della Porta, nel ruolo di Parthenope, offre una performance sorprendente che regge il film in diverse fasi. Tuttavia, l’opera nel complesso potrebbe beneficiare di una maggiore coerenza e rispetto per il racconto. Sorrentino, pur dimostrando vitalità e talento, sembra perdere il controllo in alcune parti, offuscando il potenziale del film.
In definitiva, Parthenope è un’opera coraggiosa che cerca di esplorare la complessità dell’esistenza attraverso gli occhi di una donna indomita. Pur con le sue imperfezioni, il film offre spunti interessanti e invita il pubblico a riflettere sulla bellezza e le contraddizioni della vita.