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C’è un piano di zona, quello di Monte Stallonara, dove i casi di cooperative edilizie fallite e assegnatari a rischio sfratto sono decine. E anche in questo che raccontiamo, protagonisti sono semplici cittadini che hanno pagato in anticipo per una casa di proprietà a costi calmierati, per poi essere trattati da abusivi.

Il Comune di Roma Capitale, proprietario della superficie sulla quale è stato costruito l’edificio, gioca un ruolo cruciale in questa vicenda. Se esercitato nei tempi sbagliati, come appare in questo caso, può provocare conseguenze nefaste.

Piano di zona Monte Stallonara

Nello specifico, siamo a via Decimomannu 160, dove quattordici unità immobiliari sono state costruite dalla società cooperativa edilizia “Forze Armate – Santa Barbara”. La realizzazione è stata possibile tramite la concessione del diritto di superficie da parte di Roma Capitale nel 2008 e in precedenza dal finanziamento di oltre 2,5 milioni di euro da parte della Regione Lazio, trattandosi di intervento con finalità pubblica.

La società cooperativa fallita

La cooperativa ha commesso una serie di illeciti, dei quali gli amministratori hanno dovuto rispondere di fronte ai tribunali di Roma e Velletri. Si va da una scorretta determinazione del prezzo massimo di cessione (stabilito in quasi 1.900 euro al mq, senza decurtare il contributo pubblico ricevuto) a un sistematico utilizzo delle finanze versate dai soci della cooperativa, per fini diversi da quelli relativi all’intervento edificatorio. Così nel 2020 si è arrivati al fallimento della coop, che già l’anno precedente aveva visto iniziare l’iter di revoca della convenzione da parte di Roma Capitale, conclusosi definitivamente nel giugno 2022 con l’acquisizione degli immobili al patrimonio pubblico.

Dopo sei anni i giudici danno ragione agli assegnatari: la revoca del piano di zona Castelverde è legittima

Case pagate oltre il loro valore

“Per queste case abbiamo versato acconti anche superiori ai 100mila euro e pagato sette anni di affitto a canoni stabiliti dalla cooperativa e in alcuni casi ben più alti del prezzo massimo di cessione, anche perché la tabella ufficiale con i calcoli non è mai stata presentata né approvata. Ora, però, rischiamo che venga messo tutto all’asta.” A raccontarlo è Adriano Avattaneo, assegnatario di uno dei 14 immobili. “Tra l’altro – prosegue Adriano – nei verbali di prenotazione dell’alloggio, c’era scritto che tutti i canoni versati sarebbero stati scomputati dal prezzo finale. Invece a oggi il Comune non ce li riconosce. C’è chi ha pagato 50, 60 o 70 mila euro di canone, ma non li rivedrà.” Adriano, per la sua unità di 60 mq più cantina e posto auto, si è visto chiedere 200mila euro, avendone versati già 163mila: “Il Comune per intestarmela ne chiede 149mila, quindi io sono già oltre. Ma c’è l’ipoteca della banca, al momento non si può muovere un passo. E qui da noi ancora non ci sono state assegnazioni.”

Il “debito” di Roma Capitale

D’altronde assegnare una casa pignorata è impossibile. Ed è proprio questo il problema che allarma i 13 assegnatari (uno proprio nei giorni scorsi si è tirato fuori, firmando la rinuncia e perdendo circa 50mila euro già versati), che dal 2022 sperano di vedersi finalmente riconosciuto il loro diritto di avere una casa che hanno pagato. Infatti, in base all’articolo 14 del Disciplinare allegato alla convenzione stipulata tra Comune e cooperativa a marzo 2008 “l’amministrazione, in caso di fallimento o altra procedura concorsuale del concessionario – si legge – potrà dichiarare la risoluzione di diritto (…) e sarà tenuta a corrispondere un indennizzo limitato alla minor somma tra lo speso e il migliorato, detratte le somme già pagate da eventuali promittenti acquirenti degli alloggi.”

In ballo oltre 2 milioni di euro

In sostanza, fallita la cooperativa concessionaria ed essendo subentrata la banca Monte dei Paschi di Siena in quanto erogatrice dei mutui accesi dalla “Forze Armate – Santa Barbara”, il Comune è tenuto a sborsare una cifra che si aggira intorno ai 2,3 milioni di euro. “In realtà potrebbe anche rifiutarsi – specifica Adriano – perché, come successo in altri piani di zona, il Consiglio di Stato ha sentenziato che quando decade una convenzione, decadono anche i mutui accesi. Ma l’amministrazione, solitamente, preferisce non andare in causa con gli istituti di credito.”

Nuovo pignoramento

A distanza di due anni e oltre dalla decadenza della convenzione urbanistica e dall’acquisizione dei 14 immobili, il Comune non sembra aver pagato questo credito alla banca. A dirlo è anche il resoconto semestrale che il tribunale fallimentare invia a tutti gli assegnatari, relativo allo stato della curatela: “Nell’ultimo ricevuto, a luglio – conferma Avattaneo – c’è scritto chiaramente che la procedura è bloccata perché non risultano liquidazioni. E la Amco, società che si occupa di gestire crediti deteriorati (cioè crediti per i quali il pagamento si ritiene improbabile o sono passati oltre 90 giorni dalla data prevista di pagamento), ha posto nuovamente sotto pignoramento gli immobili.

“Ora rischiamo la messa all’asta”

“Così adesso, come si rischiava fino al 2022 – sottolinea Adriano – la banca potrebbe decidere di mettere all’asta tutto per rientrare dei soldi non ricevuti e noi essere messi alla porta.” Inoltre, dal 2020, Adriano e gli altri 12 assegnatari risultano occupanti senza titolo: i contratti di locazione sono scaduti, le case non sono state intestate.