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Il cancro al collo dell’utero è una malattia che non fa distinzioni di etnia, reddito o paese di residenza, colpendo donne in tutto il mondo. Tuttavia, ci sono disparità significative nell’approccio alla malattia a seconda del contesto socio-economico in cui le donne si trovano. Secondo le statistiche, l’85% delle diagnosi e l’87% delle morti per questo tipo di tumore si verificano nei Paesi in via di sviluppo, dove manca sia lo screening che la vaccinazione contro il Papillomavirus, principale causa del cancro al collo dell’utero. Questo rende il cancro al collo dell’utero il quarto tumore più comune tra le donne in tutto il mondo, con circa 2.500 nuovi casi diagnosticati ogni anno solo in Italia.

Le disuguaglianze nell’accesso alle cure e alla prevenzione del cancro al collo dell’utero sono evidenti anche all’interno dei singoli paesi. Le donne a basso e medio reddito hanno maggiori difficoltà nell’ottenere screening regolari e vaccinazioni preventive, che sono fondamentali per individuare precocemente la malattia e prevenirne lo sviluppo. Questo porta a un aumento della mortalità legata al cancro al collo dell’utero in queste fasce di popolazione, con conseguenze devastanti per la salute delle donne.

Esmo 2024, il congresso annuale della European Society for Medical Oncology che si tiene a Barcellona, ha fornito importanti dati e informazioni sulla lotta al cancro al collo dell’utero. Il professor Domenica Lorusso, esperto di Ostetricia e Ginecologia presso la Humanitas University e direttore del Programma di Ginecologia Oncologica presso l’Ospedale Humanitas San Pio X di Milano, ha presentato i risultati dello studio Keynote-A18, che dimostra che più dell’80% delle donne con tumore al collo dell’utero localmente avanzato ad alto rischio sopravvive dopo 3 anni di trattamento con immunoterapia in combinazione con chemioterapia e radioterapia. Questi dati sono estremamente positivi e offrono speranza alle donne affette da questa grave malattia.

Impatto della prevenzione primaria e secondaria

La mancanza di programmi di screening e vaccinazione nei Paesi in via di sviluppo ha un impatto significativo sulla mortalità legata al cancro al collo dell’utero. La prevenzione primaria, che coinvolge la vaccinazione contro il Papillomavirus, è essenziale per ridurre il rischio di sviluppare la malattia. Tuttavia, molti paesi a basso e medio reddito non hanno accesso a queste misure preventive, mettendo a rischio la salute delle donne.

La prevenzione secondaria, che include lo screening regolare per individuare precocemente eventuali lesioni precancerose, è altrettanto importante nel combattere il cancro al collo dell’utero. Senza un accesso adeguato a test di screening come il Pap test o il test HPV, molte donne nel mondo non ricevono una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo, aumentando il rischio di morte legata a questa malattia.

Progressi nella ricerca e nel trattamento

Gli ultimi anni hanno visto importanti progressi nella ricerca e nel trattamento del cancro al collo dell’utero. La combinazione di immunoterapia con chemioterapia e radioterapia ha dimostrato di aumentare significativamente le possibilità di sopravvivenza per le donne con tumori localmente avanzati. Questi risultati sono estremamente incoraggianti e offrono nuove prospettive nel trattamento di questa malattia.

Lo studio Keynote-A18, presentato al congresso Esmo 2024, ha evidenziato che più dell’80% delle pazienti trattate con pembrolizumab ha ottenuto una sopravvivenza a 3 anni, rappresentando un notevole miglioramento rispetto alle terapie tradizionali. Questi risultati aprono la strada a nuove terapie personalizzate e mirate per combattere il cancro al collo dell’utero, offrendo speranza alle donne affette da questa patologia.

Prospettive future

Il futuro nella lotta al cancro al collo dell’utero si prospetta promettente, con nuove terapie e approcci terapeutici che potrebbero rivoluzionare il trattamento di questa malattia. Tuttavia, è fondamentale continuare a investire nella prevenzione primaria e secondaria, garantendo a tutte le donne l’accesso a screening regolari e vaccinazioni preventive. Solo attraverso un impegno globale e coordinato sarà possibile ridurre la mortalità legata al cancro al collo dell’utero e offrire una migliore qualità di vita alle pazienti affette da questa patologia.