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Una sfilata di segretari del presente e del passato, un album di famiglia della sinistra italiana per ricordare uno dei leader politici più importanti del dopoguerra.

Ha aperto oggi a Roma la mostra ‘I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer’ e nel parterre c’è il riassunto di decenni di storia di un partito, il Pci, e delle sue successive trasformazioni. C’è il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a tagliare il nastro assieme a Ugo Sposetti; accanto a loro la segretaria del Pd Elly Schlein, e poi, tra gli altri, Walter Veltroni, Massimo D’Alema, Piero Fassino, Gianni Cuperlo, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Antonio Bassolino.

In prima fila c’è il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone di FdI, ma dietro di lui una folla di dirigenti, parlamentari, quadri e militanti della sinistra di oggi e soprattutto di ieri. Quelli che con ‘Enrico’ condivisero, di persona, un pezzo di strada politica.

E poi ci sono, naturalmente i familiari di Berlinguer, i figli Bianca, Maria, Laura e Marco. La mostra del Palaexpo, aperta fino all’11 febbraio nell’ex Mattatoio di Testaccio, raccoglie fotografie, libri (suoi e su di lui), appunti, lettere, pagine di giornali, manifesti, video d’epoca, testimonianze degli anni del boom elettorale, dei mille comizi in giro per l’Italia, del memorabile funerale a San Giovanni, ma anche oggetti personali tra cui persino la sua scrivania recentemente restaurata. Sulle pareti scorre il contesto, che poi è la storia d’Italia: la grande mappa degli atti di terrorismo, l’elenco delle grandi riforme approvate dal parlamento in quegli anni.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Sposetti – è stato quello di rappresentare cosa è stato Berlinguer per il partito, per il movimento comunista internazionale, e per l’Italia”.

Un album attorno al quale, sottolinea Gualtieri, “si riunisce in modo toccante una comunità” per un leader che è stato “il più amato dal popolo non solo della sinistra italiana. Con Moro è stato il protagonista della vittoria della democrazia, e dopo 30 anni di analisi della sconfitta politica, sui limiti abbiamo scritto biblioteche, sarebbe il caso di ricordare che quella stagione ha cambiato in meglio l’Italia”. È una “grande emozione ritrovarci tutti qui” esordisce anche Veltroni, salutando Luciana Castellina, Antonio Rubbi e la storica segretaria di Berlinguer Anna Azzolina, assieme ai “compagni della vigilanza che si occupavano della sicurezza di Enrico”. La sua è stata “una vita meravigliosa che ricordiamo con dolore e tenerezza. Non ha carezzato il sentimento dei militanti ma li spronava a non avere paura del nuovo. La proposta del compromesso storico era sovversiva rispetto alla logica della guerra fredda – aggiunge – Portò a votare per il Pci anche persone che non avevano quella formazione ideologica. A Berlinguer devo la mia militanza nella più bella comunità politica che esista”. “Né Sposetti né Veltroni ci hanno mai lasciato soli, dopo la morte di mio padre – ricorda infatti, commossa, Bianca Berlinguer – Se ne è andato improvvisamente e quando noi figli eravamo molto giovani, ma abbiamo capito cosa aveva rappresentato per il paese anche per chi comunista non era stato. Trovo falso che fosse descritto come un uomo serio e triste, tormentato: era capace di allegria e leggerezza. Questa ‘famiglia’ è sempre stata unita attorno a noi – ha concluso la giornalista – e ci ha aiutato a convivere con un lutto che nessuno di noi è riuscito a elaborare fino in fondo”.