Il nuovo sgombero delle persone senza dimora accampate nella tendopoli di via del Pretoriano, non lontano dalla stazione Termini, avvenuto lunedì 23 settembre, sembra inutile esattamente come gli altri cinque avvenuti negli ultimi due anni.
Inutile per la salute e la sicurezza delle persone accampate, ovviamente, che resteranno in gran parte per strada oppure finiranno nei centri per migranti. Il decoro, però, è salvo: i passanti non vedranno più (per quanti giorni?) le tende e l’immondizia prodotta dai loro occupanti, mentre il Comune ha annunciato che verrà installata una cancellata per proteggere quel tratto di Mura Aureliane.
In realtà, lo aveva già annunciato altre volte, ma i lavori non erano mai cominciati. L’assessora alle Politiche Sociali del Campidoglio, Barbara Funari, ha detto al “Corriere della Sera” di non essere stata informata preventivamente dello sgombero e ha aggiunto che “Quei lavori (per la cancellata, NDR) erano previsti da due anni, aspettavamo il via libera della Sovrintendenza”.
Nel corso dell’operazione – che sarebbe stata pianificata il 18 settembre, sono state rimosse una trentina di tende e identificate 19 persone (prevalentemente di origine africana, 9 dei quali senza documenti) in viale Pretoriano e in via di Santa Bibiana, secondo quanto dicono i media.
Quella di via del Pretoriano insomma, è stata anche stavolta un’operazione di polizia (municipale). Come hanno spiegato su Facebook Gianluca Bogino (assessore alle Politiche Sociali del Municipio Roma II) e Federica Serratore (presidente della Commissione Politiche Sociali dello stesso Municipio) “la Sala Operativa Sociale è stata avvisata la sera prima, mentre i servizi sociali municipali dei due municipi (il I e il II) coinvolti non sono mai stati informati. I percorsi di inclusione e di accoglienza richiedono tempi tecnici, spesso lunghi a causa della difficoltà enorme nel reperire strutture e nel costruire rapporti di fiducia con chi vive da tempo in strada”.
“A prescindere dalle motivazioni, restano dubbi e forti perplessità sulle modalità operative e sulle tempistiche dell’intervento svolto ieri mattina”, hanno aggiunto Bogino e Serratore. “Per cominciare rispetto all’insensata decisione di impedire alle persone di recuperare i propri effetti personali, andando così a buttare vestiti, generi di conforto e documenti. Ciò vanifica, in molti casi, il lavoro lungo e faticoso dei servizi pubblici e di terzo settore attivi per fornire generi di prima necessità e costruire percorsi di regolarizzazione e rilascio dei documenti”.
Secondo i media, gli occupanti della tendopoli si sono spostati quasi subito a San Lorenzo vagando per il quartiere. E sono state le associazioni a intervenire per prestare soccorso e abiti alle persone. Proprio alle associazioni è arrivata dal Municipio II – come ha annunciato Nonna Roma, – un’associazione che gestisce un banco alimentare e altre iniziative di solidarietà – la proposta “di gestire una struttura dove dare provvisoria accoglienza alle persone sgomberate dalla tendopoli di viale del Pretoriano. Si tratta di una soluzione emergenziale, che garantisce nel breve periodo un rifugio dignitoso. È stata già effettuata una mappatura dei bisogni delle persone ospitate e i dati sono stati trasmessi ai servizi sociali del Comune. Ci auguriamo che questi ultimi effettuino una presa in carico immediata di queste persone, ricercando soluzioni definitive di accoglienza. In questo momento, stiamo raccogliendo beni di prima necessità per supportare i nostri ospiti e invitiamo -chiunque voglia contribuire- a unirsi a noi in questo sforzo solidale”. Per venerdì 27 settembre alle 18 è stato già organizzato un incontro col sindaco Roberto Gualtieri, che per questa vicenda ha anche ricevuto critiche all’interno del suo partito, il Pd.
Il rischio, è quello che il Campidoglio continui a condurre “operazioni decoro” di questo tipo, anche in vista del Giubileo, senza però essere capace di aiutare concretamente le persone in strada. Col risultato che i senza dimora continueranno semplicemente a vagare per la città in cerca di cibo e assistenza, oppure verranno spediti in qualche struttura di periferia, alimentando le proteste di quanti vorrebbero che semplicemente fossero deportati lontano da Roma (come accaduto a Parigi prima delle Olimpiadi).