Il Congo in preda al caos: le milizie dell’M23 minacciano il Sud Kivu
La situazione nella Repubblica Democratica del Congo continua a destare preoccupazione, in particolare nel Nord Kivu, dove il conflitto armato si sta trasformando in una complessa crisi regionale. Le milizie dell’M23, supportate dal Ruanda, stanno avanzando verso il Sud Kivu, minacciando di estendere il loro controllo su una vasta porzione del territorio congolese.
La voce dal campo. Per comprendere appieno la gravità della situazione, abbiamo contattato telefonicamente il missionario fidei donum don Davide Marcheselli, attualmente a Kinshasa. Don Marcheselli, attivo nel Sud Kivu, è stato costretto a interrompere la sua missione a causa dell’avanzata delle milizie. “L’occupazione di Goma è avvenuta mentre eravamo a Kinshasa per denunciare i furti di terra e di oro nella nostra regione”, ha raccontato con preoccupazione. La situazione appare sempre più critica, con l’esercito congolese in difficoltà e molte truppe che si sono arrese alle forze dell’M23.
La paura e la speranza. Don Davide Marcheselli non nasconde i suoi timori, ma nutre anche la speranza di poter presto rientrare a casa. “Dovrebbe esserci un volo interno domenica prossima, che arriva direttamente a Bukavu, nel Sud Kivu”, ha condiviso. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con l’M23 che minaccia di estendere il suo dominio fino a Bukavu, mettendo a rischio non solo la stabilità del territorio, ma anche le ricchezze minerarie presenti nella regione.
La lotta per la giustizia. La testimonianza di mama Resiki, attivista di Advem, evidenzia le gravi violenze e abusi perpetrati dalle compagnie illegali cinesi attive nel Sud Kivu. “Sono stata costretta a nascondermi per mesi perché difendevo le donne coinvolte nell’estrazione dell’oro e denunciavo le violenze”, ha raccontato con determinazione. La lotta per proteggere la popolazione dalle mire predatorie delle aziende straniere è urgente e necessaria per garantire un futuro dignitoso per gli abitanti del Congo.
La ricchezza del sottosuolo. La causa principale di questo conflitto senza fine risiede nella ricchezza del sottosuolo congolese, ricco di coltan, cobalto e oro, ambiti dalle aziende straniere per interessi economici. Le miniere illegali proliferano, sfruttando le risorse naturali del Paese senza alcun rispetto per l’ambiente e per la popolazione locale. Il cobalto, in particolare, è diventato una risorsa preziosa per le batterie elettriche, alimentando la corsa all’estrazione indiscriminata.
In conclusione, la situazione nel Congo continua a destare seri timori per la stabilità della regione e per il benessere della popolazione locale. È fondamentale che la comunità internazionale si mobiliti per fermare l’escalation di violenza e garantire la protezione dei diritti umani e delle risorse naturali del Paese. Solo attraverso un impegno concreto e coordinato sarà possibile porre fine a questo dramma che affligge il popolo congolese.