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La Pfm celebra l’eredità di De André a RomaSette

Il prossimo 11 gennaio saranno trascorsi 26 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André e la sua voce ancora oggi attraversa il tempo, quasi un sussurro di ribellione e poesia che aleggia nelle strade della musica italiana. Cantore dell’umanità dimenticata, uomo che ha saputo intrecciare parole e note fino a trasformarle in dipinti sonori, capaci di raccontare il dolore, l’amore e le fragilità della condizione umana, Faber, come lo chiamavano gli amici, non è stato semplicemente un cantautore. È stato un narratore di storie, un moderno trovatore che ha dato dignità e anima a chi spesso non ha voce: gli emarginati, gli ultimi, gli invisibili. Le sue canzoni non sono solo melodie; sono veri e propri racconti che toccano il cuore e scuotono la coscienza.

### Un incontro speciale tra due mondi
Nella sua storia, un incontro speciale, quello del 1979 con la Pfm – Premiata Forneria Marconi, la band che stava portando l’Italia nel panorama internazionale del rock progressivo. Due mondi apparentemente distanti che si fondono in un’esplosione di creatività. La collaborazione con la Pfm porta una nuova veste ai capolavori di De André: i suoi testi intrisi di poesia vengono avvolti da arrangiamenti ricchi e sperimentali, dove il progressive rock amplifica la potenza delle sue storie. Da questo sodalizio nasce uno dei tour più iconici della storia musicale italiana, immortalato nel disco live “Fabrizio De André e Pfm in concerto”.

### La continuità del dialogo artistico
Brani come “Bocca di Rosa” o “Il pescatore” trovano nuova vita sul palco, tra virtuosismi strumentali e l’energia inconfondibile della band. Non si trattava solo di un concerto: era un dialogo tra arte e innovazione, tra la delicatezza della parola e la forza della musica. La Pfm non ha mai sopraffatto la poesia di De André, ma l’ha avvolta in una luce nuova, esaltandone ogni sfumatura. Oggi, mentre la Pfm celebra quel sodalizio unico con il tour “Pfm canta De André”, la voce di Faber risuona ancora: un invito a guardare oltre le apparenze, ad ascoltare le storie che nessuno racconta, e a scoprire la bellezza nel frammento più semplice e fragile della vita.

### Il cambiamento nella formazione e il futuro della musica
In questa tournée invernale c’è una novità nella formazione della band: dopo nove anni, Marco Sfogli lascia il ruolo di chitarrista, passando il testimone a Giacomo Castellano. Un passaggio che segna un momento di transizione e rinnovamento, ma che conserva l’eredità e lo spirito di innovazione che caratterizzano la musica della Pfm. La musica continua a evolvere, a reinventarsi, a trasmettere emozioni e messaggi che resistono al passare del tempo.

Ecco una breve riflessione personale su questo tema: la musica è un linguaggio universale che parla direttamente al cuore, che supera le barriere culturali e linguistiche per connettere le persone in un’esperienza emotiva condivisa. L’eredità di artisti come Fabrizio De André e la Pfm risiede proprio in questa capacità di creare ponti tra le persone, di far vibrare le corde dell’anima attraverso le note e le parole. In un mondo sempre più veloce e tecnologico, la musica rimane un faro di bellezza e significato, un’oasi di sensibilità e creatività che ci ricorda la nostra umanità condivisa.

In conclusione, la storia della Pfm e di Fabrizio De André ci insegna che la musica non conosce confini, che può unire generazioni diverse, culture lontane e storie individuali in un unico abbraccio di armonia e passione. Che sia sul palco di un concerto o nella quiete di una stanza, la musica continua a parlare a ognuno di noi, a suscitare emozioni profonde e a trasformare il nostro modo di vedere il mondo. Che possa la magia della musica e delle storie cantate continuare a risuonare nei nostri cuori, a ispirarci e a darci speranza per il futuro.