news-27112024-110007

Il governo italiano ha recentemente introdotto un nuovo decreto sulle politiche migratorie, suscitando critiche da parte di diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Emergency. Secondo l’organizzazione, il decreto adottato non affronta la questione della migrazione in modo strutturale e equo, ma piuttosto punisce i migranti e ostacola il lavoro delle ONG impegnate nel soccorso in mare nel Mediterraneo centrale.

Emergency ha evidenziato diverse disposizioni del decreto che potrebbero mettere a rischio la vita dei migranti e complicare il lavoro delle organizzazioni umanitarie. Ad esempio, il decreto impone ai richiedenti asilo di collaborare nell’accertamento della propria identità, riduce i tempi per fare ricorso in caso di diniego della protezione internazionale, e rende più difficile la procedura di ricongiungimento familiare.

Inoltre, il decreto trasferisce la competenza sulla convalida del trattenimento dei richiedenti asilo alle corti di appello anziché alle sezioni specializzate in immigrazione dei tribunali civili, e segreta gli appalti per la cessione di mezzi e materiali a Paesi terzi per il controllo delle frontiere e dei flussi migratori.

Emergency ha espresso preoccupazione per l’inclusione nel decreto dei Paesi considerati “sicuri”, come Bangladesh, Egitto e Tunisia, nonostante le evidenze che dimostrano il contrario. Inoltre, la decisione di applicare il decreto Piantedosi anche agli aerei delle ONG potrebbe ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso in mare.

La ong ha sottolineato che le misure punitive del decreto rischiano di favorire i trafficanti di esseri umani e aumentare i pericoli per chi attraversa il Mediterraneo. Solo quest’anno, secondo i dati dell’OIM, sono già stati registrati almeno 515 morti e 830 dispersi lungo la rotta del Mediterraneo centrale.

In conclusione, Emergency ha criticato il decreto per la sua mancanza di approccio umanitario e per il danno potenziale che potrebbe arrecare alle persone in movimento e alle organizzazioni umanitarie che operano nel Mediterraneo centrale. La ong ha sottolineato la necessità di affrontare la questione della migrazione in modo più equo e rispettoso dei diritti umani.