Nel mondo della gestione del patrimonio religioso francese a Roma si stanno aprendo scenari inediti, illuminando ombre e scandali che hanno caratterizzato la storia delle chiese storiche della capitale italiana. L’inchiesta condotta dal quotidiano francese Le Monde ha gettato luce su una situazione di opacità e mancanza di controllo nella gestione dei Pieux Établissements de la France à Rome et à Lorette, un’istituzione con un vasto patrimonio immobiliare a Roma che include cinque chiese storiche, tra cui la celebre Saint-Louis-des-Français, attualmente in restauro, e 13 edifici nel centro della città eterna. Il valore stimato di questi beni è di circa 250 milioni di euro, con un rendimento annuo di 4,5 milioni di euro.
Opacità e Mancanza di Controllo
Nonostante l’importanza di questi beni, il rapporto critico della Corte dei Conti francese ha evidenziato gravi problemi nella gestione, che nel tempo è sfuggita a ogni supervisione. La struttura è sotto la tutela dell’ambasciata di Francia presso il Vaticano, ma il continuo ricambio dei diplomatici ha contribuito a creare una situazione di sregolatezza e mancanza di trasparenza. Questo ha permesso di ignorare accuse di malversazioni, diventate più pressanti soprattutto a partire dal 2020, a seguito di un contenzioso con un’ex dipendente.
Scandali e Accuse di Malversazioni
La gestione dell’istituzione è stata caratterizzata da affitti insolitamente bassi, gravi problemi di sicurezza, gare d’appalto non trasparenti e sospetti di spese gonfiate. Inoltre, è stato scoperto l’esistenza di una “cassa nera” presso la Banca Vaticana, chiusa solo nel 2018, che ha lasciato senza spiegazioni la destinazione di una parte dei fondi. La Corte dei Conti ha criticato l’ambasciata francese presso il Vaticano per non aver esercitato il controllo necessario su un’istituzione che funziona in modo slegato dalle autorità.
Proposte di Riforma e Futuro Incerto
La Corte dei Conti ha proposto di trasformare i Pieux Établissements in un ente pubblico, ma il governo francese ha mostrato resistenza, considerando secondario l’aggiornamento del regolamento vigente, risalente al 1956. Un altro nodo critico riguarda il futuro del complesso della Trinità dei Monti, occupato dalla Comunità dell’Emmanuel e da due scuole private, il cui status non risponde più agli accordi diplomatici originari. Infine, il rapporto riaccende una vecchia disputa sulla proprietà della Scalinata di Piazza di Spagna, rivendicata come bene francese, il che potrebbe causare tensioni con le autorità italiane.
In un contesto dove la gestione del patrimonio religioso francese a Roma è oggetto di dibattiti e scandali, è fondamentale affrontare le questioni di opacità e mancanza di controllo per garantire una gestione corretta e trasparente di questi beni storici così preziosi. La riforma proposta dalla Corte dei Conti potrebbe essere la chiave per risolvere le problematiche emerse e ristabilire la fiducia nel sistema. Resta da vedere come il governo francese risponderà a queste critiche e se sarà disposto a implementare le necessarie misure di cambiamento per assicurare un futuro sostenibile per il patrimonio religioso francese a Roma.