Nella Sala della Conciliazione del Palazzo del Vicariato, si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione del padre Arrupe, il ventottesimo preposito generale dei Gesuiti. Questa fase è iniziata cinque anni fa, nel 2019, con la presenza dell’allora cardinale vicario Angelo De Donatis. Padre Arrupe ha dedicato la sua vita al servizio degli ultimi, fino alla sua morte nel 1991 a Roma, dopo aver rinunciato alla sua carica a causa di un infarto che lo aveva reso paralitico e privo della parola nel 1981.
Una delle esperienze più significative di padre Arrupe è stata la sua presenza a Hiroshima il 6 agosto 1945, quando venne sganciata la bomba atomica. In quell’occasione, trasformò il noviziato in un ospedale da campo e si impegnò attivamente per aiutare i rifugiati. Il suo impegno ha portato alla fondazione del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs) nel 1980, che opera in molte parti del mondo.
Durante la cerimonia di chiusura della fase diocesana, l’arcivescovo Baldo Reina ha elogiato padre Arrupe come un “faro per la nostra epoca e luce che continua a illuminare tutti noi”. Ha sottolineato la spiritualità profonda di padre Arrupe, la sua fedeltà alla Chiesa e ai Papi, nonché il suo impegno per la difesa e la messa in pratica del Concilio Vaticano II. Reina ha anche evidenziato l’invito di padre Arrupe ai Gesuiti ad essere coinvolti con i poveri per apprezzare la povertà e ha lodato il suo impegno per l’azione sociale e di carità.
L’arcivescovo ha ricordato l’esperienza di padre Arrupe a Hiroshima, dove ha creato un ospedale da campo e ha prestato soccorso a circa 200 persone. Ha inoltre menzionato l’impegno di padre Arrupe per il dialogo ecumenico e interreligioso e per creare spazi di incontro con i non credenti. Dopo la morte di padre Arrupe, la sua fama di santità si è diffusa sempre di più e oggi ci sono 150 luoghi che portano il suo nome in riconoscimento delle sue virtù.
La cerimonia si è conclusa con le parole del preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Marcelino Sosa Abascal, che ha elogiato padre Arrupe come un modello di santità e ha espresso la speranza che un giorno possa essere canonizzato. La mattinata si è conclusa con una preghiera e l’intonazione del Salve Regina, mentre molti presenti hanno ammirato i documenti sigillati e le foto di padre Arrupe esposte nella Sala. Il suo sorriso è rimasto lo stesso in ogni fase della sua vita, dalla giovinezza all’età avanzata, un segno della sua costante fede e dedizione al servizio degli altri.
La figura di padre Arrupe continua a ispirare e illuminare molte persone, dimostrando che la santità è alla portata di tutti noi, se ci affidiamo alla centralità di Dio nelle nostre vite. La sua eredità di amore, servizio e impegno per i più bisognosi vive ancora oggi e ci sprona a seguire il suo esempio di vita dedicata al bene comune e alla fede.