La Basilica Lateranense di Roma si è animata di una luce contrapposta al buio, mentre Franco Nembrini, insegnante e saggista, ha incantato il pubblico con il ciclo dei “quaresimali” dedicato a “Dante pellegrino di speranza”. Nembrini ha sottolineato che il cuore dell’uomo fiorisce quando scopre che il senso profondo della vita risiede nella relazione d’amore, definendo il mistero della Trinità come il primo atto d’amore. “La natura di Dio è rapporto e relazione”, ha enfatizzato, sfidando la concezione aristotelica di un Dio statico.
Don Fabio Rosini, biblista e docente, ha condiviso un saluto entusiasta, auspicando che il percorso quaresimale sia un viaggio interiore che ci sollevi dal grigiore della vita quotidiana. Ha invitato i presenti a riconoscere che c’è una vita meravigliosa, una vera “vita nuova”, che attende ognuno di noi. Guardando alla “Vita nova” di Dante, Nembrini ha evidenziato la sua importanza come premessa teorica della “Divina Commedia”, sottolineando il viaggio spirituale intrapreso dal poeta proprio durante il primo Giubileo della storia.
Approfondendo il tema della “Vita Nova”, Nembrini ha sottolineato la grandezza e la profondità del primo incontro tra Dante e Beatrice, evidenziando la promessa di felicità che viene tradita dalla morte dell’amata. Questa delusione porta Dante a interrogarsi sul significato della vita e sulla promessa di bene che sembra destinata a essere infranta. Nembrini ha analizzato la reazione del poeta di fronte a questa delusione, sottolineando la sua lotta interiore e la ricerca di risposte nel mistero.
Guardando alla società moderna, Nembrini ha notato una percezione diffusa della vita come tragedia, con una promessa non mantenuta, simile a quella avvertita da Dante. Il poeta, secondo Nembrini, si confronta con la morte e la delusione, cercando di comprendere il suo significato e la sua importanza nella vita umana. Questo processo di comprensione è la premessa della “Divina Commedia”, dove Dante si impegna a esplorare più a fondo il mistero della morte e della vita eterna.
Nembrini ha anche esplorato il ruolo della donna nella vita di Dante e nella teologia cristiana, sottolineando il legame tra Maria e la speranza vivace nel paradiso. Maria, per Dante, incarna l’umiltà e la consapevolezza della presenza divina nell’uomo, mentre Beatrice rappresenta Dio nell’incarnazione, il corpo attraverso cui Cristo si dona alla Chiesa. Queste figure femminili assumono un significato profondo nella ricerca di Dante della verità e della salvezza.
Le conclusioni del ciclo quaresimale sono state affidate al vescovo ausiliare Michele Di Tolve, che ha sottolineato che la morte non può essere l’ultima parola, poiché Cristo, con la sua risurrezione, ha vinto il potere della morte. La speranza cristiana si fonda sull’amore di Cristo che ci ha raggiunto nell’abisso della nostra esistenza, offrendoci la promessa di una vita eterna e piena di significato.
In una serata ricca di emozioni e riflessioni profonde, il ciclo dei quaresimali dedicato a “Dante pellegrino di speranza” ha portato i presenti a esplorare il significato della vita, della morte e dell’amore attraverso gli occhi del sommo poeta. Con la luce della conoscenza e della fede, ognuno ha potuto cogliere la bellezza e la profondità di quel viaggio interiore che porta alla scoperta di una nuova prospettiva sulla vita e sulla relazione d’amore che la permea.