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La parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci ha accolto ieri, 22 settembre, il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che ha presieduto la Messa domenicale con la comunità. Il porporato, che della chiesa ha il titolo diaconale, ha ricordato i “numeri” del Paese, al 14° anno di guerra: «500mila morti, oltre 7 milioni di sfollati interni e più di 5 milioni quelli che sono fuggiti in altri Paesi. Secondo le Nazioni Unite – ha aggiunto -, 16,7 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari e quasi 13 milioni sono in condizioni di grave insicurezza alimentare».

Zenari ha toccato corde profonde con la sua riflessione sulla situazione in Siria, definendo la bomba della povertà come una minaccia ancora più inquietante dell’orrore della guerra stessa. Ha citato immagini struggenti di siriani in fuga, costretti a un’esistenza precaria e spoglia di ogni conforto umano. La sua testimonianza è stata un grido di dolore e di speranza, un appello urgente alla solidarietà e alla compassione per un popolo che soffre in silenzio.

Il cardinale ha sottolineato l’effetto devastante delle sanzioni internazionali sul regime siriano, che si riverberano pesantemente sulla popolazione civile. La mancanza di beni di prima necessità, la carenza di cure mediche e di opportunità lavorative stanno spingendo sempre più persone verso la disperazione e l’emigrazione. Zenari ha denunciato il deterioramento delle condizioni di vita nel Paese, evidenziando la crisi umanitaria che si sta aggravando di giorno in giorno.

La Chiesa, in un contesto così drammatico, si è distinta per il suo impegno costante nel soccorrere i più bisognosi, nel confortare gli afflitti e nel promuovere azioni di pace e solidarietà. Il cardinale ha sottolineato l’importanza di non dimenticare la Siria, di non voltare le spalle ai migranti che cercano disperatamente una via d’uscita dalla miseria e dalla violenza. Ha esortato ognuno di noi a fare la propria parte nella costruzione di ponti di dialogo e di pace, affinché il futuro della Siria non sia segnato da un’inesorabile discesa verso il baratro.

La crisi umanitaria in Siria: una realtà devastante

Zenari ha dipinto un quadro crudo della situazione in Siria, evidenziando le cifre impressionanti delle vittime della guerra e dei profughi interni ed esterni. La crisi umanitaria che si è abbattuta sul Paese ha portato a una diffusa povertà e precarietà, mettendo a dura prova la resilienza e la dignità del popolo siriano. Il cardinale ha parlato con commozione delle sofferenze inflitte dalla guerra e delle conseguenze disastrose delle sanzioni internazionali, che stanno strangolando l’economia e privando la popolazione di beni essenziali per la sopravvivenza.

La mancanza di cibo, cure mediche adeguate e opportunità di lavoro sta spingendo sempre più siriani verso la disperazione e l’emigrazione. Zenari ha denunciato il crescente numero di persone che abbandonano il Paese ogni giorno, in cerca di una vita migliore altrove. Ha sollevato il grido di allarme sulla situazione critica in cui versa la Siria, sottolineando l’urgenza di un intervento umanitario globale per evitare una catastrofe senza precedenti.

Il ruolo della Chiesa nella crisi siriana: un faro di speranza

La testimonianza del cardinale Zenari ha evidenziato il ruolo fondamentale svolto dalla Chiesa cattolica in Siria nell’affrontare la crisi umanitaria e sociale che affligge il Paese. La presenza costante della Chiesa nei momenti di maggiore bisogno, il suo impegno nel soccorrere i più vulnerabili e nel promuovere la pace e la riconciliazione sono stati elogiati dal porporato come un faro di speranza in un contesto segnato dalla disperazione e dalla violenza.

Zenari ha sottolineato l’importanza di non dimenticare la Siria, di non voltare le spalle ai migranti che cercano disperatamente una via d’uscita dalla miseria e dalla violenza. Ha esortato ognuno di noi a fare la propria parte nella costruzione di ponti di dialogo e di pace, affinché il futuro della Siria non sia segnato da un’inesorabile discesa verso il baratro. La sua voce si è levata come un appello urgente alla solidarietà e alla compassione, invitando il mondo intero a unirsi nella lotta per un futuro migliore per la Siria e per il suo popolo martoriato.