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Chi ha agito lo ha fatto con la spregiudicatezza di un boss: in mezzo alla strada, col volto scoperto, non così lontano dalle telecamere. Segno che qua è il Far West dove non avere paura di niente. Massimo Vallati, ex calciatore e fondatore del Calciosociale, gestore del “Campo dei miracoli” al Corviale, ha passato la notte insonne svegliato alle 3,30 dal crepitio delle fiamme e dalle sirene dei vigili del fuoco. Qualcuno ha bruciato la sua Toyota Yaris parcheggiata davanti all’impianto sportivo.

Roma, il club della legalità a Corviale finisce nel mirino dei pusher. Intimidazione a Massimo Vallati Vallati lei ha scritto sul suo profilo Facebook “Sappiamo chi è stato”. A chi si riferisce? «A un ragazzo che viene inquadrato dalla telecamera mentre lancia del liquido infiammabile sul cofano della macchina. Non si copriva, il volto non è chiarissimo ma alla sua figura immagino si possa risalire. Ora hanno tutto in mano i carabinieri per indagare insieme con la magistratura. Una cosa è certa però».

### Situazione Critica a Corviale

Che cosa? «Che al Corviale la situazione è fuori controllo. Che ci sono bande che ormai si fronteggiano apertamente per avere la supremazia sulla piazza di spaccio, l’omicidio di Cristiano Molè e le gambizzazioni in pieno giorno messe a segno nell’ultimo periodo sono la dimostrazione che i gruppi sono in guerra tra loro al punto da uscire allo scoperto. C’è un assestamento di potere e di equilibri in mancanza di una gerarchia chiara».

E voi del Calciosociale date fastidio? «Sì, indubbiamente. Noi rompiamo le scatole quotidianamente, siamo l’unica luce accesa in quest’angolo dimenticato da Dio, l’ultima frontiera della legalità. Un riferimento per chi non vuole avere nulla a che spartire col mondo della violenza. Ma se non si fa qualcosa, non si agisce con un piano per estirpare i “padroni” del Corviale, non ci sarà mai pace».

### Appello per l’Intervento dello Stato

Sia più preciso, però. Ha dei sospetti fondati? «Una settimana fa sono andato al commissariato San Paolo per denunciare che nel parcheggio dell’impianto vengono a bruciare i motorini rubati usando i nostri pallet di legno come combustibile. Ma è solo l’ultima di una serie di denunce, pec ed esposti inviati nel tempo alle forze dell’ordine, al Municipio, al Comune, Regione e al Prefetto. Siamo al limite. Il “Serpentone” è una discarica sociale ormai, ma ci sono tante persone e tante famiglie oneste che vivono in ostaggio di questi criminali che rubano loro la libertà e la dignità di essere cittadini».

Si può ancora salvare il Corviale? «Assolutamente ma non bisogna perdere altro tempo. Servono un piano dal di dentro per il suo recupero che preveda innanzitutto lo sgombero di tutti quegli occupanti abusivi piazzati dalla malavita. C’è un business dietro gestito dagli italiani che fa paura. Questo è il primo reato che va debellato perché impedisce agli inquilini perbene di vivere dignitosamente e senza paura. Quindi occorre fare convergere le operazioni di polizia sull’edificio. Se ci pensate bene, Corviale è una realtà chiusa, direi piccola. Possibile che non si possa aggredirla seriamente? Ora arriveranno i soldi del Pnrr, ma non serviranno a nulla, saranno buttati se a comandare rimarrà la criminalità».

### Appello per la Protezione

Chi comanda sul Corviale? «Per strada si vedono sempre più giovani e giovanissimi, ma a muoverli probabilmente ci sono interessi più alti». Non è la prima volta che lei e la sua attività siete vittime di atti intimidatori.. «No, già nel novembre del 2015 venne dato fuoco al centro sportivo. Il quartiere si sollevò e per un po’ sul Corviale si accesero i fari. Per lunedì (domani, ndr) era già previsto un evento con la presenza anche del Ministro dello Sport Andrea Abodi. Non dobbiamo essere lasciati soli».

Ha paura? «Certo, anche per i miei figli. Chiedo allo Stato di garantirmi una protezione. Siamo un bersaglio».