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Da sempre, l’oro è considerato un bene rifugio. Questo è ben noto sia agli investitori individuali che alle banche centrali, che accumulano lingotti per proteggere il loro futuro. Negli ultimi anni, a causa delle crisi geopolitiche e delle guerre, il prezzo dell’oro ha raggiunto livelli record, trainando con sé i costi dell’argento e di altri metalli.

Questo aumento dei costi delle materie prime sta mettendo a dura prova le aziende del settore, in particolare quelle che lavorano con i metalli preziosi. Se l’intera catena di produzione degli orafi e degli argentieri è in difficoltà, ne risente anche il made in Italy. La parola chiave in questo contesto sembra essere “qualità”, un valore fondamentale per la manifattura italiana, che si riflette anche nel settore dell’oro e dell’argento.

La recente edizione di settembre di “Vicenza Oro”, la fiera che mette in contatto le aziende di alta gioielleria con quelle della produzione non brandizzata, ha confermato le basse aspettative legate alla risposta del mercato. Il rallentamento dell’economia globale è risultato essere molto più marcato rispetto alle previsioni iniziali del 2024.

Nel settore dell’alta gioielleria made in Italy, la ricerca della qualità sembra essere ancora la strada da seguire. Questo vale sia per i produttori che per gli acquirenti. Nonostante le aspettative non fossero altissime, la presenza di visitatori di qualità durante la fiera è stata un segnale positivo per il settore.

Anche quest’anno, tra i visitatori dei padiglioni di “Vicenza Oro” c’erano pochi americani, ma molti provenienti dall’Europa, dall’Italia e da alcune regioni del Sud America e del Medio Oriente. Tutti interessati e di alta qualità. Questo interesse da parte dei visitatori permette al settore di resistere almeno fino a Natale. Sarà solo dopo le festività di dicembre che si potrà valutare con precisione lo stato di salute della filiera manifatturiera degli articoli preziosi.

Il vero responso economico per il made in Italy, sia in termini di produzione che di acquisto, si attende solo nel 2025. Speriamo che l’anno nuovo porti una svolta positiva per il settore e che la ricerca della qualità continui a essere un punto di forza per le imprese italiane.