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Lavoro e maternità in Italia: una su cinque mamme lascia il lavoro

Il 72,8% delle convalide di dimissioni di neogenitori riguarda le donne: i dati del rapporto di Save the Children “Le equilibriste”.

In Italia, la conciliazione tra lavoro e maternità continua ad essere un’impresa difficile per molte donne. Nonostante si parli molto di natalità nel Paese, le donne che scelgono di avere figli si trovano spesso ad affrontare sfide enormi nella gestione della vita familiare e della carriera lavorativa. Un dato preoccupante è che una lavoratrice su 5 decide di lasciare il lavoro dopo la nascita del primo figlio, e il 72,8% delle dimissioni volontarie dei genitori di bambini tra 0 e 3 anni riguarda le donne, secondo il rapporto “Le equilibriste” di Save the Children.

Il gap di genere nelle dimissioni

Nel 2022, su un totale di 61.391 convalide di dimissioni volontarie per genitori di bambini in età 0-3 anni, il 72,8% riguardava le donne, mentre solo il 27,2% coinvolgeva gli uomini. La principale motivazione alla base delle dimissioni delle lavoratrici è la difficoltà o l’impossibilità di conciliare lavoro e cura dei figli. Il 41,7% delle donne attribuisce questa difficoltà alla mancanza di servizi di assistenza, mentre il 21,9% la collega al modello di organizzazione del lavoro. Nel rapporto viene evidenziato che complessivamente il 63,6% delle motivazioni di convalida fornite dalle lavoratrici madri è legato alle sfide legate alla cura. Al contrario, per gli uomini le motivazioni che prevalgono sono di natura professionale.

Il 95% degli inattivi per motivi familiari sono donne

Inoltre, c’è una percentuale significativa di donne che non cercano nemmeno più lavoro. Tra coloro che sono inattivi e dichiarano di esserlo per motivi familiari, ben 3 milioni e 478 mila sono donne, secondo uno studio della Uil. Questo dato evidenzia la necessità che le donne hanno di poter lavorare in condizioni dignitose, equilibrate e sicure, che valorizzino le loro competenze e capacità. È fondamentale che le donne possano scegliere liberamente se diventare madri o meno, e che, nel caso decidano di avere figli, possano farlo senza compromettere la propria carriera lavorativa. Come afferma Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, “essere madri in queste condizioni, nelle condizioni che le donne affrontano ogni giorno sul posto di lavoro, difficilmente può essere un motivo di celebrazione”.

Conclusioni

La situazione della conciliazione tra lavoro e maternità in Italia rimane critica per molte donne, che si trovano ad affrontare sfide enormi nella gestione della vita familiare e professionale. È fondamentale che vengano implementate politiche e servizi che supportino le donne in questa fase della loro vita, permettendo loro di conciliare con successo le esigenze familiari e lavorative. Solo così si potrà garantire alle donne la possibilità di realizzare le proprie ambizioni professionali senza dover rinunciare alla maternità o sacrificare la propria carriera.