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Prima dell’ultimo colpo, come al solito, uno dei due rapinatori si è fermato al bar a fare colazione. Cappuccio e cornetto d’ordinanza, mentre il complice, gravato anch’egli da precedenti specifici, ha preso parte alla rapina aggravata dopo aver violato l’affido terapeutico a cui era sottoposto in alternativa al carcere. Ma a svelare gli autori delle due rapine all’ufficio postale di via Grottarossa – la prima compiuta a novembre dello scorso anno, la seconda ad aprile – è stata una terza, poi sfumata a luglio, e tentata da uno dei due. Nonostante la chiara “abitudine” di entrambi, uno dei due rapinatori si è fatto tradire dall’abbigliamento e anche da quei dettagli che possono sembrare marginali ma che invece si rivelano delle svolte. Come il tatuaggio di una croce sul dorso di una mano.

Il Modus Operandi dei Rapinatori

Le vittime, tenute in ostaggio e obbligate ad aprire per due volte consecutive caveau e sportelli Atm, non hanno avuto dubbi nel riconoscere moltissime similitudini, sia nel modus operandi, che nel tono delle voci dei due rapinatori, dicendo agli investigatori di essere certi che gli autori erano gli stessi. E anche i due uomini, poi arrestati dai carabinieri della compagnia Trionfale, si sono traditi. Nella seconda rapina all’ufficio postale, quella cioè di aprile, per garantirsi la fuga senza che i dipendenti allertassero le forze dell’ordine hanno preso in ostaggio un impiegato: «vieni tu che sei quello della scorsa volta» e ancora quando erano certi, con i soldi nel borsone, di poter fuggire via hanno “salutato” i presenti dicendo: «la terza volta non verremo perché troppo rischioso, buone vacanze». I due sono Filippo Giuffrida, di natali catanesi, classe 1972 e Luciano Terzini, nato a Roma nel 1957. Il primo è stato arrestato a luglio dopo aver provato a rapinare un altro ufficio postale, quello in via Veglia 7.Il colpo è sfumato grazie al fatto che il direttore dell’ufficio cogliendo una distrazione del siciliano ha avuto la prontezza di dare l’allarme. E in sede di Direttissima sono emersi elementi tali che potevano far contestare all’uomo anche i due colpi precedenti.

La Dinamica delle Rapine

Entrambi sono entrati nell’ufficio di via Grottarossa imponendo alla direttrice di farsi aprire la porta. E conoscendo molto bene i locali sono andati diretti, ad aprile, al caveau e agli sportelli automatizzati. Attesi i 15 minuti per permettere l’apertura hanno poi riempito un borsone di Poste Italiane e sono fuggiti. In tutto, fra la rapina dello scorso novembre e quella di pochi mesi fa, i due erano riusciti a portarsi via più di 350 mila euro. Fuggiti a bordo di una volkswagen Passati Variant di colore nero intestata al figlio di Terzini, i rapinatori sono stati “catturati” da diversi impianti di vigilanza.

Le Indagini e le Catture

Le immagini, confrontate, con quelle dell’ufficio postale non hanno fatto altro se non confermare le indagini dei militari. Anche perché i due, pur camuffandosi e travisando i volti con delle mascherine chirurgiche e dei cappelli, hanno indossato abiti facilmente riconoscibili. Uno dei due indossava dei pantaloni neri, con tasconi e dettagli di colore arancione e la scritta “Beta”. Alle spalle, tante altre rapine, alcune firmate insieme e non solo a Roma. Precedenti si contano a Rieti, Forlì, Latina, Perugia, Firenze, Casalecchio di Reno.