Foto di quartiere a Roma: ironia e amarezza nella raccolta rifiuti
Nulla sarà mai come la tigre di Montespaccato, detta anche la tigre della AMAlesia, a decorare i (in questo caso quasi nuovi) cassonetti di Roma ora spunta una gamba. L’arto nudo di un grosso Ken glabro, forse di una Barbie senza tacchi, è stato incastrato a perfezione in via Pavia, come si legge nella foto pubblicata sul gruppo Facebook romano, Quelli di piazza Bologna. Un profilo di quartiere molto attivo sui social, pubblico e a iscrizione. “Via Pavia. Lo scorrere del tempo. Misuratore Ama”, commenta un utente. Nel primo scatto il cassonetto è vuoto. L’arto spicca come una lancia. Nel secondo è pieno, le ore scorse poche, la distanza tra gli scatti è contenuta, fuori il cielo è sempre quello del giorno. Nel terzo, il cassonetto è stracolmo, i sacchetti di rifiuti si accumulano sulla strada. Lo sgambetto non distoglie l’attenzione.
E c’è chi approfitta per citare il film di Aldo Giovanni e Giacomo, Tre uomini e una gamba. Sì, tre, come i tre compattatori che sono rimasti a Roma a raccogliere i rifiuti che si riformano magicamente ogni minuto che passa, di giorno in giorno. Solo la gamba resta ferma, immobile, nessuno la sposta, in molti la fissano e la riprendono, è un miracolo di eleganza, le buste colorate si ammassano senza scalfirne l’equilibrio. “Il mio falegname con 30 mila lire la farebbe meglio”, commenta un altro. Ma non è vero. Di legno neanche Pinocchio avrebbe retto all’umidità di Roma, alle buste che perdono liquame, alle bugie da discarica. E poi c’è chi il lato positivo ce lo vede. La gamba tiene aperto il cassonetto. E mica è poco: “A certi bidonI non funziona l’apertura assistita e spesso non riesco a sollevare abbastanza. Quindi ben venga chi dà una gamba”, scrive una signora.
La tigre a Montespaccato La tigre di peluche era apparsa a Montespaccato. In quel caso la foto era stata condivisa dalla pagina Facebook ‘The Roman Post’. “Fa un certo effetto”, si leggeva tra i molti commenti. Perché tra cinghiali, leoni di Ladispoli, giraffe, e la fuga della tigre di Cesano, non sarebbe stato implausibile un grasso gatto rigato, iper nutrito dalla spazzatira a riposare sul cassonetto. Nulla lo è a Roma. “Ci sarebbe da ridere se non mi facesse quasi piangere dalla rabbia. I cassonetti di Roma sono stracolmi di sacchi che fuoriescono da ogni parte. I romani sono assuefatti al degrado, allo schifo, al pattume e non reagiscono. Muti”. Ma muti no, a bocca tappata forse, quando la situazione diventa ingestibile.