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Finestrini e lunotti delle auto distrutti nella speranza di trovare qualche spiccio all’interno o anche solo per sfogarsi in preda agli effetti di alcool e droga. Una situazione insostenibile che ha spinto i vigili urbani a mettere tutto nero su bianco e denunciare l’emergenza direttamente alle istituzioni. È così che Ugo Esposito, a capo del V Gruppo Casilino della polizia locale, si è rivolto agli organi del V Municipio e al Comandante generale del corpo, Mario De Sclavis, per chiedere aiuto affinché venga messa fine alla lunga serie di atti vandalici che proliferano al Quarticciolo anche ai danni delle auto private dei vigili urbani, parcheggiate vicino agli uffici di viale Palmiro Togliatti 985.

Episodi che, come scrive lo stesso Esposito, si verificano da tempo in un’area già nota per il degrado e la presenza di numerosi tossicodipendenti. E così, all’ennesimo agente che dopo una lunga giornata di lavoro ha trovato l’auto distrutta, il comandante ha intensificato i controlli per cercare di arginare il problema. Dallo scorso agosto è stato disposto un servizio di vigilanza con personale del V Gruppo attivo dalle 7 alle 20. «Una pattuglia con due operatori – si legge nel documento – staziona presso la sede del Gruppo effettuando ogni 20 minuti la perlustrazione del perimetro dell’isolato». Pattuglia che più volte, precisa ancora il comandante, è stata costretta a intervenire per via di persone che «vagano senza meta gettandosi improvvisamente nel traffico, minacciando così la sicurezza stradale». Per non parlare poi delle continue liti che avvengono tra sbandati. Nonostante gli sforzi e l’impiego del personale la situazione resta dunque allarmante. Da qui la richiesta di un intervento delle istituzioni anche per realizzare un’area di sosta protetta e riservata ai dipendenti in servizio per garantire l’incolumità dei loro mezzi.

Una situazione ben nota al presidente del Municipio V, Mauro Caliste, che spiega come il problema «non riguarda solo la polizia locale, ma anche i cittadini, i dipendenti dell’Ama e degli dell’Atac che hanno più volte denunciato aggressioni al capolinea» che si trova non lontano dagli uffici della polizia locale. «Gli autisti – prosegue Caliste – sono così terrorizzati che vorrebbero addirittura chiedere di trasferire il capolinea in un’altra zona. Ma se iniziamo a togliere i servizi è davvero la fine».

Per il minisindaco, che sottolinea come ormai la zona sia diventata un luogo di spaccio e di prostituzione, la soluzione è «aumentare le forze dell’ordine» perché quelle che già operano in zona «non sono sufficienti». «Il Quarticciolo e l’intero quadrante compreso tra Alessandrino e viale Palmiro Togliatti sono ormai sotto assedio della malavita organizzata. Questi territori necessitano di un intervento immediato» perché «il quadrante rischia di trasformarsi in una zona franca per la criminalità», ribadisce Caliste chiedendo un’azione immediata del Ministro dell’interno Matteo Piantedosi affinché «si possa tornare a vivere in sicurezza».

Lo denunciano le istituzioni e lo ribadiscono i residenti, molti dei quali si sentono «ospiti» in quello che un tempo era il quartiere che amavano e che ora sono pronti «ad abbandonare» perché «non più sicuro». «Gli atti vandalici contro le auto sono solo la punta dell’iceberg di un problema molto più ampio», spiega Maria, storica residente, ribadendo che «ogni giorno succede qualcosa tra risse, aggressioni e spaccio». «Sono quindici anni che vivo qui – racconta Felice Orsini – e la situazione è decisamente peggiorata. Nell’ultimo periodo hanno chiuso diverse attività commerciali e il problema è che pian piano in molti stanno abbandonando la zona». «Nel momento in cui il quartiere si svuota, trasformandosi in un deserto senza negozi e senza servizi, – prosegue Orsini – le strade diventano spettrali e la criminalità aumenta». «Quello che prima era un posto vivo ora è un’area fatta di strutture chiuse e mai più riaperte», denuncia un’altra residente. «È una borgata che ha molte difficoltà e per questo bisogna intervenire offrendo alternative a chi la abita», ammette Claudia, una studentessa che vive in zona, auspicando nella riapertura della piscina di via Manduria «chiusa da quasi dieci anni». «Solo offrendo più servizi si potrà arginare la criminalità», ribadisce la giovane.